Attenzione al brodo di pollo se hai problemi al fegato: ecco cosa succede davvero

Chi soffre di disturbi al fegato spesso si trova a dover riconsiderare moltissimi aspetti della propria alimentazione, poiché il fegato svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo e nella detossificazione delle sostanze introdotte con la dieta. Una delle preparazioni più comuni e rassicuranti della tradizione culinaria italiana è sicuramente il brodo di pollo, spesso considerato un rimedio naturale per vari malanni, specialmente nelle fasi di convalescenza. Tuttavia, per chi ha problemi epatici, l’assunzione di brodo di pollo merita particolare attenzione a causa dei potenziali rischi e degli effetti che può esercitare sull’organismo debilitato.

L’impatto del brodo di pollo sul fegato problematico

Il brodo di pollo viene generalmente considerato un alimento leggero, ricco di proteine facilmente digeribili, sali minerali e vitamine del gruppo B, soprattutto se ottenuto da una lunga cottura delle ossa e della carne. Tuttavia, in soggetti con patologie epatiche, un consumo eccessivo o troppo frequente di brodo di pollo può rappresentare un problema, poiché va ad aumentare il carico di lavoro del fegato. Un fegato già compromesso fatica a metabolizzare alcuni dei nutrienti e a gestire gli eventuali grassi presenti, specialmente se la preparazione non viene sgrassata accuratamente durante la cottura.

Un altro aspetto non trascurabile è la presenza di purine derivate dalle proteine animali, che possono essere convertite in acido urico. Sebbene questo sia più un problema per chi soffre di gotta o di predisposizione all’iperuricemia, in caso di malattie epatiche gravi può comunque complicare il quadro metabolico.

Perché il brodo di pollo è considerato un alimento “delicato”

Il successo del brodo di pollo come comfort food deriva dalla sua alta digeribilità e dal fatto che fornisce energia, sali minerali come calcio, fosforo e magnesio, oltre alle vitamine del gruppo B. In situazioni di convalescenza, o in caso di debolezza generale, viene spesso consigliato proprio perché nutre senza appesantire e sostiene la funzione immunitaria. Inoltre, le proteine presenti, sotto forma di aminoacidi come la glicina e la glutammina, aiutano a proteggere la mucosa intestinale e facilitano la guarigione dei tessuti.

Il brodo di pollo contiene anche gelatina, che può risultare utile come agente antinfiammatorio e protettivo per le pareti intestinali, favorendo l’assenza di disturbi digestivi come gonfiore o dolore post-prandiale, molto frequenti nei soggetti con funzioni epatiche alterate.

Quando il brodo di pollo può diventare problematico

La criticità principale risiede nella quantità di grassi che il brodo può contenere se non viene sgrassato adeguatamente. I grassi animali risultano spesso difficili da digerire, soprattutto per chi soffre di problematiche epatiche come la steatosi (fegato grasso), cirrosi o epatite cronica. Un’assunzione abbondante di grassi può portare a un peggioramento dei sintomi, con sensazioni di pesantezza, gonfiore e digestione rallentata.

È importante ricordare che anche altri ingredienti comunemente aggiunti al brodo di pollo, come il sale, possono dare problemi nei pazienti con insufficienza epatica avanzata, dove il rischio di ritenzione idrica e di scompenso è noto. In queste condizioni, anche minime quantità di sodio rischiano di alterare l’equilibrio idrosalino e peggiorare il carico sul fegato.

Proteine e metaboliti nel brodo di pollo

  • Le proteine contenute nel brodo sono normalmente benefiche, ma nei casi severi di insufficienza epatica possono causare un aumento delle tossine azotate nel sangue, favorendo lo sviluppo di encefalopatia epatica.
  • Le purine derivanti dalle ossa e dalla carne di pollo possono essere convertite in acido urico, complicando ulteriormente il lavoro epatico.

Soprattutto per le persone con un fegato già affaticato, anche piccoli eccessi possono risultare gravosi. È quindi raccomandato, in caso di patologie croniche o avanzate, di limitare le porzioni e di consultare sempre un medico o un dietologo prima di inserire regolarmente tale alimento nella propria dieta.

Preparare un brodo di pollo “più sicuro” per il fegato

Per chi non vuole rinunciare al comfort del brodo di pollo, è possibile adottare alcuni accorgimenti per renderlo più adatto a chi soffre di problemi epatici:

  • Utilizzare solo tagli magri di carne di pollo, senza pelle e senza parti grasse visibili.
  • Sgrassare accuratamente il brodo, eliminando la parte oleosa che si forma in superficie durante e dopo la cottura.
  • Mantenere il sapore con verdure fresche e spezie delicate, evitando eccessi di sale, dado industriale o aromi contenenti glutammato monosodico.
  • Limitare le quantità offerte durante lo stesso pasto e monitorare attentamente la risposta dell’organismo.

Brodo di pollo: sì o no per chi ha problemi di fegato?

In definitiva, il brodo di pollo può essere ancora incluso nella dieta di chi presenta una funzione epatica compromessa, ma solo se preparato con attenzione e consumato con moderazione. D’altra parte, si deve ricordare che ogni situazione è a sé e va valutata con uno specialista delle patologie epatiche. In alcuni casi, ad esempio in presenza di cirrosi avanzata, malattie autoimmuni del fegato o insufficienza epatica, anche preparazioni considerate leggere possono diventare problematiche e aumentare i rischi per la salute.

È quindi fondamentale affidarsi sempre ai consigli di medici o nutrizionisti specializzati in epatologia, soprattutto se si assumono farmaci metabolizzati dal fegato o si è in una fase di compenso fragile della malattia.

Il brodo di pollo continua a essere un alleato valido per molte persone, grazie alla sua facilità di digestione e alla ricchezza in sostanze nutritive. Tuttavia, laddove ci siano fragilità a carico del fegato, solo una corretta preparazione e un consumo consapevole possono garantirne i benefici senza rischiare effetti collaterali. Per approfondire ulteriormente il ruolo centrale del fegato nell’alimentazione e nella salute complessiva, è consigliabile consultare fonti mediche e aggiornate, evitando il fai-da-te e rimanendo vigili su eventuali segnali di sovraccarico epatico.

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